Edito
06H20 - dimanche 15 mars 2020

Contro il covid19, due parole ai nostri amici Italiani : TI AMO ! L’editoriale di Michel Taube

 

Leggi la versione francese qui.

 

Cari amici Italiani, mentre la Francia ha raggiunto una fase critica nell’epidemia e si ritrova nelle stesse condizioni dell’Italia, vi confesso che da giovedì sera mi vergogno un po’…il 12 marzo nella sua solenne e combattiva dichiarazione alla nazione, seguita da 19 milioni di Francesi, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, non ha mai citato l’Italia o gli Italiani.

EM avrebbe potuto, dovuto esprimere, se non compassione, almeno un messaggio di sostegno, di fraternità per i nostri amici Italiani. Tanto più che non è mancato il ritornello sulla risposta europea alla crisi. Questo silenzio è una colpa.

C’è da ricordare che i Francesi amano aver sempre ragione e dar lezioni. È vero che negli ultimi  giorni hanno ripetutamente criticato il sistema sanitario italiano, dimenticando che le regioni del nord Italia, in particolare la Lombardia e Milano, sono fra le più sviluppate e hanno il sistema sanitario tra i migliori dEuropa.

Se questo mancato messaggio presidenziale fosse stato un tentativo di scongiurare la sorte, di far fronte alla propagazione del covid19, erigendo una barriera mentale fra i nostri due paesi, allora è fallito.

Come la Cina prima di lei, l’Italia intera si è messa in quarantena, e sembrerebbe con risultati discretamente positivi, ancora da confermare.

I Francesi avevano timidamente iniziato, prima delle direttive del governo, una semi quarantena. Di giorno in giorno le strade e i negozi si erano svuotati, come se l’intuito di ciascuno, il proprio conatus direbbe Spinoza, fosse la migliore difesa. Parigi era come in agosto, ma avrebbe fatto meglio d’essere come Milano e Torino oggi. È quest’assenza d’autodisciplina, citata dal primo ministro Edouard Philippe, che ha dettato la chiusura di tutti i negozi non indispensabili, dal 15 marzo, come in Italia.

Il Francese è di natura scontento e brontolone, ma dovrà adattarsi, come gli Italiani.

Chi l’avrebbe mai detto? L’Italia, patria della dolce vita, paese del sud, del sole che si gode e assapora per le sue strade, nei suoi caffè, nei suoi ristoranti, fino nei teatri e cinema …

E poi improvvisamente più niente. Gli abitanti sono confinati nelle loro case e devono giustificare le loro rare uscite per necessità o per passeggiata il cane o con persone conviventi. Si poteva pensare che i nostri amici transalpini, latini per eccellenza, sarebbero stati riluttanti a sottomettersi ad una tale disciplina, imposta politicamente ai cinesi. Invece ecco fatto!

Con umorismo e gravità, gli italiani hanno suonato il mandolino e applaudito dalle loro finestre per i medici e gli infermieri del paese, facendo del loro meglio per convivere con questa crisi! Il sistema sanitario italiano è all’orlo del collasso, ma i medici e gli operatori sanitari supereranno questa tragedia; i numerosi conventi di città e villaggi stanno riaprendo le sale di cura che avevano nel periodo d’oro del cristianesimo italiano! I gesti di solidarietà si stanno moltiplicando in tutt’Italia.

L’allarme dato dai giornalisti francesi in Italia.

Torniamo a Parigi: giovedì scorso, prima di questa folle giornata, in cui l’esecutivo francese aveva persino preso in considerazione il ricorso all’articolo 16 della Costituzione, il capo dello stato ha mai letto il testo, indirizzato alle autorità francesi ed europee, da giornalisti francesi in Italia? Nell’appello gli inviati esortano i leader a “rendersi finalmente conto della grandezza del pericolo » e ad informare i concittadini. Le parole di questi trenta giornalisti erano chiare: “Abbiamo osservato la progressione esponenziale della malattia e abbiamo raccolto le testimonianze del personale sanitario italiano. » Proseguendo:  » Noi tutti notiamo l’enorme discrepanza tra la situazione alla quale assistiamo quotidianamente nella penisola e la mancanza di preparazione dell’opinione pubblica francese ad uno scenario, riconosciuto dalla stragrande maggioranza degli esperti, di propagazione importante, se non massiva, del coronavirus. « 

Dopo il discorso rassicurante di EM, l’improvviso cambiamento di tono di Edouard Philippe, nella dichiarazione del 15 marzo sera, tenderebbe alla riduzione di questo divario. Ma il tutto genera inquietudine.

In Germania, la cancelliera Angela Merkel, riprendendo l’analisi del virologo di Berlino Christian Drosten, ha parlato di 60 a 70% della popolazione contagiata, per poi moderare la dichiarazione. La parziale chiusura dei confini in Svizzera, l’esplosione in soli pochi giorni dell’epidemia in Spagna, dove nessuno l’ha vista arrivare, le misure drastiche prese quasi ovunque, ci fanno dire che la Francia è forse il paese in cui minimizziamo maggiormente il problema e dove prendiamo piccoli provvedimenti. Per « ritardare » le scadenze? Per motivi di proporzionalità? Posizione saggia una settimana fa! Motivo per dire oggi che è sbagliato contro tutti?

A differenza di Giuseppe Conte, Emmanuel Macron ha optato per una metodologia (e comunicazione) differenziata (a seconda del luogo) e « proporzionata ». La chiusura di scuole e asili non è un piccolo provvedimento, come il Covid19 non è una piccola influenza. Ma le autorità francesi, per paura di provocare panico, che non si è  visto né in Italia, né in Corea del Sud o in Cina, avrebbero ancora difficoltà a dire la verità?

Lo spirito di Chernobyl continuerebbe a soffiare sulle autorità francesi?

Olivier Véran è in prima linea, ogni giorno, ogni ora. Ma ad un certo punto, le misure ridotte non bastano ! Non è ora di accelerare il passo ? La realtà è che siamo già in fase 3 da molti giorni.

Nella stessa vena, i presidenti delle Camere e i leader dei partiti, che hanno rifiutato giovedì il rinvio delle elezioni comunali,  potrebbero ritrovarsi, col governo, responsabili di un probabile crollo d’affluenza alle urne domani! Le scommesse sono aperte: la soppressione  o il rinvio delle elezioni comunali per mancanza di votanti, decisione presa all’inizio della prossima settimana?

« Nove giorni di ritardo tra Italia e Francia!  »  ha detto Alban Mikoczy, uno dei giornalisti che ha firmato il “grido d’allarme”, venerdì sera al telegiornale su France2.

Nel frattempo, amici italiani, siamo di cuore con voi e seguiremo il vostro esempio, poiché la prevenzione impone cautela. E l’unica barriera efficace, insieme ad un’igiene  rigorosa, per vincere questa lotta è limitare il più possibile qualsiasi uscita non necessaria. 

Sarebbero i cinesi gli unici ad aver ragione inviando medici e attrezzature a Roma in segno di solidarietà? Solo la quarantena, come oggi in Italia, può debellare l’epidemia! Allora perché aspettare? Impariamo dagli italiani. Ringraziamoli per la lezione di virtù civile e responsabilità che ci danno. Anche per la lezione di verità.

Viva l’Italia e viva la Francia.

Michel Taube

Grazie a Dominique Marzotto Desforges per la traduzione.

Grazie anche a Jean-Philippe de Garate, Alessandra Papini (Cremona) e Raymond Taube

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